Il bike sharing è ormai una pratica collaudata. In quasi tutte le città medio-grandi è presente un servizio di condivisione di biciclette, classiche o a pedalata assistita. Alcuni di questi mettono a disposizione delle rastrelliere fisse (come BikeMi) e altri la possibilità di iniziare e concludere il noleggio liberamente, gestendolo tramite app (come Mobike). Nonostante l’offerta piuttosto ampia, i cittadini sembrano apprezzarla (e poterla sfruttare appieno) in poche città, nonostante i livelli di utilizzo siano ormai tornati apprezzabili. Questo è ciò che è emerso da un’indagine promossa da Altroconsumo con lo scopo di analizzare i costi e la qualità del servizio offerto, che ha evidenziato come siano ancora molte le lacune da colmare.
La prima lacuna riguarda il prezzo. Il noto mensile al servizio dei consumatori ha simulato le necessità di un utilizzatore saltuario (due volte a settimana per dieci minuti), il cui esborso si aggirerebbe tra i due e i sei euro a seconda delle città. Questa spesa renderebbe quindi più economico l’abbonamento annuale, il cui costo è stimato dai 25 euro in su. Inoltre, tra settembre e ottobre dell’anno scorso, ha intervistato quasi quattromila persone al fine di testare la soddisfazione per il servizio offerto. Il risultato è stato soddisfacente soltanto a Milano, Bologna e Firenze, mentre le altre grandi città hanno riscontrato una certa insoddisfazione.
La decisione definitiva è per lo più dettata da condizioni esterne, quali l’inquinamento, la mancanza di piste ciclabili e lo stato di manutenzione delle strade, che si fanno sentire soprattutto in città caotiche quali Genova e Roma, dove il servizio non ha particolarmente convinto gli utenti. Tuttavia, entrambe le città in questo periodo stanno entrambe cercando di migliorare la propria offerta e le proprie infrastrutture con importanti investimenti (oltre 150km in più sono previsti nella capitale).
Nel complesso, l’incrocio di questi dati dimostra come il bike sharing funzioni e sia apprezzato dai cittadini soprattutto nelle realtà in cui la mobilità lenta è favorita e incentivata in generale, senza dimenticare l’importanza dell’educazione e del senso civico dei cittadini, la cui mancanza ha portato, ad esempio, a Roma al ritiro da parte dell’operatore cinese oBike a fine 2018.