Mobilità sostenibile, bicicletta e intermodalità fattori chiave per abbassare le emissioni in città

La mobilità delle persone in città sta cambiando. Lo stava facendo prima del covid-19 e lo sta facendo sempre più anche ora, favorita dagli incentivi che governo e città stanno investendo a favore della sostenibilità e della sicurezza. Il bonus bici è infatti una delle iniziative più apprezzate dal governo in questo periodo di emergenza, andando a toccare un argomento che evidentemente sta a cuore a molti. L’introduzione di novità al codice della strada come Casa Avanzata e Bike Lane, alle quali le associazioni sperano possano aggiungersi altre importanti novità, fanno comprendere come il progetto nasca con l’emergenza di combattere e prevenire una nuova diffusione del covid-19, ma si guarda anche avanti. Il numero di piste ciclabili sta aumentando in tutta Italia ed Europa, con il governo italiano impegnato in particolare ad incentivare la mobilità urbana stanziando oltre 137 milioni in due anni.

Nel frattempo Legambiente ha presentato il dossier cittàMEZ 2020, che contiene dati e classifica di 104 città per mobilità, emissioni zero e accessibilità. Se l’obiettivo di un trasporto urbano zero emissioni entro il 2030 è lontano, si cominciano a vedere risultati importanti in alcune grandi città, partendo da Milano, in cui la mobilità ad emissioni zero arriva al 58% (meglio fa solo Bolzano, con il 60%, che tuttavia nel report risulta meno accessibile).

Ancora molto da fare invece per Roma, che si ferma al 16%, mentre numeri alti anche per Ferrara (48%), Bologna (43%), Torino (40%), Firenze (34%) e Bergamo (32%), che ricevono a loro volta il massimo dei voti anche per le loro politiche ambientali, senza dimenticare Napoli (50%), Pisa (46%), Treviso (46%) e Venezia (44%), che se la cavano bene sulle basse emissioni grazie agli spostamenti a piedi, in bici, in tram o bus elettrico, in treno, in metropolitana o con mezzi elettrici, dal monopattino all’auto, privati o in condivisione. Dati importanti visto che sono stati tutti presi prima del lockdown.

Il ruolo fondamentale della bicicletta per la mobilità sostenibile

La mobilità delle persone in città sta dunque cambiando, ma serve continuare su questa strada. In particolare serve più attenzione all’intermodalità, ovvero la possibilità di usufruire al meglio di combinazioni di mezzi come ad esempio bici+treno (non come trenord sta facendo in questo periodo) o bici+metro (come invece ha mostrato di voler fare una città come Roma, ad esempio). Importante inoltre creare, innanzitutto nelle stazioni e/o fermate maggiori, delle infrastrutture che permettano il noleggio o il parcheggio, favorendo l’interscambio tra mezzi pubblici e privati o servizi di sharing non inquinanti.

La bicicletta ha dunque un ruolo fondamentale in questo senso, come spiega il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini: “Dobbiamo evitare l’aumento di congestione e smog, per questo è indispensabile rafforzare spostamenti ciclabili e intermodalità nelle città italiane. Ossia la migliore combinazione tra Trasporto pubblico locale e le diverse forme di sharing, spostamenti sicuri in bici, monopattini e a piedi”. Per questo serve che gli investimenti previsti nei PUMS (Piano della mobilità sostenibile) “diventino una priorità del Recovery Plan”. Serve infatti accelerare ulteriormente per andare a ridurre inquinamento e avvicinarsi all’obiettivo emissioni zero.

Le Piste Ciclabili sono chiaramente uno degli snodi cruciali, assieme al rafforzamento dell’offerta di sharing elettrico, così come l’aumento di metropolitane e tram. La bici è inoltre protagonista anche per quanto riguarda l’elettrico vista la costante crescita delle vendite delle e-bike. Nel 2019 ne sono infatti state vendute 200.000, che vanno così ad aggiungersi alle circa 700.000 vendute nei quattro anni precedenti ed è lecito ora pensare che siamo arrivati al milione circolante in questi primi mesi del 2020, visti anche gli incentivi.

L’intermodalità fattore chiave per una mobilità sostenibile che venga incontro a tutti

Troppo spesso si pensa che per limitare il traffico inquinante e le emissioni bisogna trasformare il traffico automobilistico dal petrolio all’elettrico, ma non è così. Non basta e non sarebbe la soluzione. Le città devono proporre più alternative, serve integrare e supportare più forme di trasporto per dare una alternativa valida. Servono politiche complete da parte delle amministrazioni che vadano a coprire le esigenze di più profili di persone, offrendo alla città servizi variegati che possano essere sfruttati da tutta l’utenza, con le sue varie sfaccettature.

“La MEZ, mobilità emissioni zero non è solo né tanto auto elettrica, ma spostamenti e viaggi che si avvalgono di tanti mezzi e servizi di mobilità sostenibile: piedi, bici, micromobilità elettrica, auto elettrica, in sharing o di proprietà, bus elettrici, tram, treni, metro, ascensori, scale mobili, funivie, cremagliere – spiega Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente – Il mezzo o il servizio di mobilità più utile, comodo, efficiente, economico disponibile: purché a emissioni (inquinanti e CO2) basse o nulle”.

Si capisce bene dunque che non possono bastare le singole politiche settoriali, che sia verso la ciclopedonalità o la priorità al trasporto pubblico o l’incremento della sharing mobility, ma serve un lavoro coordinato e comprensivo. “Per cambiare la mobilità si devono integrare e innovare tutte queste modalità in modo da offrire diverse possibilità di scelta ai cittadini – aggiunge Poggio – Questi mesi hanno tagliato redditi, ridotto la mobilità, esacerbato le differenze. Non si può chiedere alle famiglie impoverite dalla crisi di comprarsi un’auto nuova, ma gli si deve offrire un’alternativa sostenibile, integrata e efficiente per muoversi nelle città rilanciare l’economia e ridurre le disuguaglianze”.

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A cura di Leonardo Ubrig Delfino

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