Fatta l’e-bike, trovato l’inganno. Questo potrebbe essere il pensiero di alcuni venditori che, a loro insaputa, hanno fatto parte di un’indagine di Quattroruote, dalla quale è emerso che un rivenditore su quattro è disposto a manomettere il limite di velocità di 25 km/h fissato sulle bici elettriche. L’indagine delle rivista è stata trasversale, da nord a sud, come giusto che sia in un periodo in cui, grazie al bonus bici, e forse anche per il timore di usare i mezzi pubblici, l’uso della bicicletta sta crescendo in maniera esponenziale su tutto il territorio nazionale e non soltanto nei luoghi tradizionalmente legati alla bici.
Su 30 negozi visitati tra Roma, Milano e Napoli, Quattroruote specifica che il 26% si sono detti disponibili a fare la modifica per portare il mezzo a raggiungere velocità fra i 45 e i 70 km/h. La “disponibilità” è stata fornita nonostante si trattasse del primo incontro col (presunto) cliente. Nel capoluogo lombardo 3 rivenditori su 14 hanno dichiarato di poter procedere senza problemi, chiedendo in cambio cifre tra i 70 e i 200 euro e tempi di attesa che vanno dall’immediato (“se vi decidete subito per l’acquisto”) fino a due settimane per recuperare tutti i componenti. In un altro caso, poi, un addetto si è detto disponibile all’operazione, salvo poi tirarsi indietro dopo essersi consultato con un collega.
A Roma 3 negozi su 10 si sono detti disponibili alla modifica, anche se con punte di velocità decisamente più basse: due di questi punti vendita hanno dichiarato di poter portare il mezzo “fino a 30 km/h, non di più”, mentre un altro si è spinto fino a 50 km/h, chiedendo in cambio un sovrapprezzo sulla bici di 140 euro. Diversa la situazione a Napoli, dove per conformazione del territorio e per usi e costumi dei cittadini il ricorso alla bicicletta, tradizionale o elettrica che sia, è molto più raro. Nel capoluogo campano i negozianti si sono mostrati più scettici e hanno risposto tutti negativamente, con due su sei che però dopo alcune insistenze si sono detti disponibili a vendere un chip per la modifica, specificando però che avrebbe dovuto provvedere il cliente all’installazione.
Ricordiamo che essere in possesso di un e-bike truccato fa incorrere in sanzioni che oltre alla multa, consistono nel sequestro del velocipede che, con caratteristiche alterate, diventa un ciclomotore, con relativi obblighi, dalla targa all’assicurazione al patentino per poterlo condurre; senza contare il decadimento della garanzia del costruttore e le possibili responsabilità penali in caso d’incidente.